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L’agricoltura alessandrina vive una fase difficile. A denunciarlo sono Cia Alessandria–Asti e Confagricoltura Alessandria: i prezzi di cereali, uve e nocciole non bastano più a coprire i costi di produzione e molti agricoltori scelgono di abbandonare.

Negli ultimi cinque anni sono sparite oltre mille aziende agricole, più di 400 solo tra il 2024 e il 2025. In pianura i terreni spesso finiscono venduti a progetti di logistica o fotovoltaico, mentre nelle aree collinari vengono lasciati incolti, con conseguenze anche sul rischio idrogeologico.

Alle difficoltà economiche si sommano quelle climatiche: estati torride, siccità alternate a piogge intense e alluvioni hanno messo a dura prova le coltivazioni. A pesare anche le importazioni: ogni anno oltre 10 milioni di quintali di grano tenero arrivano dall’estero, più della metà destinati al Piemonte, riducendo la competitività dei produttori locali.

Il settore cerealicolo è tra i più colpiti: il frumento tenero biscottiero è pagato 205 euro a tonnellata, quando servirebbero almeno 250 per coprire i costi. Situazione analoga per il mais, fermo a 230 euro contro i 260 necessari. Non va meglio per il riso, che le associazioni invitano a non svendere, mentre la nocciola Tonda Gentile Trilobata ha registrato un crollo della produzione fino al 60% a causa del clima.

La vendemmia 2025 conferma una buona qualità delle uve, ma i viticoltori restano in attesa di conoscere i prezzi. Le prospettive, sottolineano le associazioni, restano negative per gran parte delle aziende del territorio.

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